Ricevo dall’amico Ugo Genesio (magistrato, ex presidente dell’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario e molto altro) alcune riflessioni sulla bocciatura dei referenda.
Pongo a me stesso e agli amici le seguenti domande e risposte dopo il no della consulta.
Che penso dell’odierna decisione della Corte costituzionale che ha dichiarato inammissibili i referendum sulla legge elettorale Calderoli ?
In attesa di leggerne i motivi, ritengo comunque fin d’ora che questa decisione non giovi al prestigio della Corte costituzionale come il più alto e indipendente interprete dei principi codificati della nostra democrazia.
Si è sostenuto che all’esito eventualmente positivo del referendum si sarebbe creato un vuoto normativo inammissibile per mancanza di una legge elettorale.
– L’infondatezza di questo argomento è stata ampiamente dimostrata anche in base a decisioni della stessa Corte in altre materie. Comunque l’argomento è inconsistente per la grande maggioranza dei costituzionalisti italiani.
Ma poiché sull’esigenza di cambiare la cosiddetta “porcata” ormai tutti o quasi sono d’accordo, dovrebbe esser facile trovare in Parlamento un punto d’incontro su una nuova legge.
– Ora tutti dicono di voler cambiare la legge, ma è lecito chiedersi perché ciò non è stato fatto prima: nessun progetto in tal senso è stato mai portato avanti neppure dal centrosinistra, in maggioranza o all’opposizione, dal 2005 ad oggi. E poi, i progetti di cambiamento sono i più diversi e contrastanti. Ognuno vorrebbe cambiare la legge a modo proprio: maggioritario a turno unico o doppio, proporzionale di partiti o di coalizioni, semipresidenzialismo, premio o non premio di maggioranza e di che entità, preferenze o liste in tutto o in parte blindate, soglie di sbarramento più o meno alte, circoscrizioni territoriali più o meno ampie, con infinite combinazioni intermedie. Si riuscirà a formare maggioranza su una qualche soluzione nell’attuale Parlamento, e quale soluzione? Magari un nuovo “porcellum”? O si finirà per non cambiare nulla? Queste sono le alternative.
Su quali punti fermi dovrebbe attestarsi, nel corso del negoziato parlamentare, la posizione di un partito realmente ‘democratico’?
– Il PD ha il merito di aver già depositato una sua proposta di riforma elettorale. Primo impegno deve ora essere quello di esigere che il lavoro parlamentare si sviluppi con la massima celerità nei tempi stretti che ci sono. La proposta PD è ragionevole, e tuttavia si imporranno dei compromessi (ad es. sul doppio turno) per arrivare ad un accordo. Non sarebbe comunque accettabile un ritorno al sistema tutto-proporzionale degli anni ’80, di cui le preferenze costituirono il dato deflagrante.
Quali altri punti di eventuali proposte alternative sarebbero nettamente da respingere?
– Anzitutto, qualsiasi premio di maggioranza (memento: legge Acerbo del 1923, c.d. legge-truffa del 1953, “porcellum”): la maggioranza in democrazia è quella decretata dagli elettori, ferma la possibilità di una minima (2-3%) soglia di sbarramento. Inoltre, in un secondo “mattarellum”, le liste bloccate: alle designazioni delle segreterie di partito potrebbe lasciarsi non più del 5-10 per cento dei posti nel proporzionale. Infine, le doppie candidature nel maggioritario e nel proporzionale (il c.d. paracadute). La gente non capirebbe.
Ugo Genesio