6referendum

Da qui a breve partirà la raccolta firme per la presentazione di sei referendum del PD.

Lo Statuto infatti prevede, oltre alle primarie, anche questa possibilità per la democrazia diretta e partecipata. Per questo, andremo a caccia di autografi di tutti gli iscritti PD.

I sei referendum sono su:

  1. Riforma fiscale
  2. Reddito minimo
  3. Incandidabilità
  4. Consumo di suolo
  5. Matrimonio gay
  6. Alleanze

Per conoscere i quesiti, c’è un sito molto dettagliato, oltre che le immancabili pagine facebook e twitter. I temi sono caldi, interessanti e i quesiti sono ben posti, per cui

Adesso dobbiamo raccogliere le firme necessarie, ovvero il 5 % degli iscritti. Io e l’immancabile Giorgio Montanari ci stiamo organizzando per raccoglierle qua nella ridente West Coast e vi faremo sapere (anche) attraverso queste pagine. Ogni forma di aiuto, sostegno e partecipazione è ovviamente più che gradita.

Il parere di un tecnico

Ricevo dall’amico Ugo Genesio (magistrato, ex presidente dell’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario e molto altro) alcune riflessioni sulla bocciatura dei referenda.

Pongo a me stesso e agli amici le seguenti domande e risposte dopo il no della consulta.

Che penso dell’odierna decisione della Corte costituzionale che ha dichiarato inammissibili i referendum sulla legge elettorale Calderoli ?

In attesa di leggerne i motivi, ritengo comunque fin d’ora che questa decisione non giovi al prestigio della Corte costituzionale come il più alto e indipendente interprete dei principi codificati della nostra democrazia.

Si è sostenuto che all’esito eventualmente positivo del referendum si sarebbe creato un vuoto normativo inammissibile per mancanza di una legge elettorale.

– L’infondatezza di questo argomento è stata ampiamente dimostrata anche in base a decisioni della stessa Corte in altre materie. Comunque l’argomento è inconsistente per la grande maggioranza dei costituzionalisti italiani.

Ma poiché sull’esigenza di cambiare  la cosiddetta “porcata” ormai tutti o quasi sono d’accordo, dovrebbe esser facile trovare in Parlamento un punto d’incontro su una nuova legge.

– Ora tutti dicono di voler cambiare la legge, ma è lecito chiedersi perché ciò non è stato fatto prima: nessun progetto in tal senso è  stato mai portato avanti neppure dal centrosinistra, in maggioranza o all’opposizione, dal 2005 ad oggi. E poi, i progetti di cambiamento sono i più diversi e contrastanti. Ognuno vorrebbe cambiare la legge a modo proprio: maggioritario a turno unico o doppio, proporzionale di partiti o di coalizioni, semipresidenzialismo, premio o non premio di maggioranza e di che entità, preferenze o liste in tutto o in parte blindate, soglie di sbarramento più o meno alte, circoscrizioni territoriali più o meno ampie, con infinite combinazioni intermedie. Si riuscirà a formare maggioranza su una qualche soluzione  nell’attuale Parlamento, e quale soluzione? Magari un nuovo “porcellum”? O si finirà per non cambiare nulla? Queste sono le alternative.

Su quali punti fermi dovrebbe attestarsi, nel corso del negoziato parlamentare, la posizione di un partito realmente ‘democratico’?

– Il PD ha il merito di aver già depositato una sua proposta di riforma elettorale. Primo impegno deve ora essere quello di esigere che il lavoro parlamentare si sviluppi con la massima celerità nei tempi stretti che ci sono. La proposta PD è ragionevole, e tuttavia si imporranno dei compromessi (ad es. sul doppio turno) per  arrivare ad un accordo. Non sarebbe comunque accettabile un ritorno al sistema tutto-proporzionale degli anni ’80, di cui le preferenze costituirono il dato deflagrante.

Quali altri punti di eventuali proposte alternative sarebbero nettamente da respingere?

– Anzitutto, qualsiasi premio di maggioranza (memento: legge Acerbo del 1923, c.d. legge-truffa del 1953, “porcellum”): la maggioranza in democrazia è quella decretata dagli elettori, ferma la possibilità di una minima (2-3%) soglia di sbarramento. Inoltre,  in un secondo “mattarellum”, le liste bloccate: alle designazioni delle segreterie di partito potrebbe lasciarsi non più del 5-10 per cento dei posti nel proporzionale. Infine, le doppie candidature nel maggioritario e nel proporzionale (il c.d. paracadute). La gente non capirebbe.

Ugo Genesio

RimandAATO

Pare ci sarà una proroga della vita degli AATO (così pare nella bozza del decreto “milleproroghe”). Occasione presa al volo anche dal “nostro”: alcuni degli aspetti più importanti che dovevano essere deliberati nell’assemblea del 22 dicembre sono stati rinviati al 16 gennaio 2012

Ci sono i movimenti per l’acqua intenzionati a far valere il risultato referendario così come i sindaci per l’acqua pubblica, mentre i sindaci dei Comuni maggiori (Sanremo, Imperia e Ventimiglia) non si capisce bene cosa abbiano in testa.

Posto che giuridicamente è un delirio, dovremo continuare a tenere alto il livello di guardia, nell’attesa della prossima riunione e nella speranza che le Feste portino buoni consigli.

Ammazzare il Porcellum, con un colpo di penna

E’ arrivato il momento di dare una mano come si può e con tutta la forza che si è in grado di mettere in campo per impedire che anche al prossimo giro 946 parlamentari siano nominati dai Partiti.

Abbiamo deciso di dare una mano a Prossima Italia in una campagna referendaria difficile e al cardiopalma per abbattere la legge porcata. Il referendum resta l’unica strada ormai percorribile dopo che tutte le altre si sono dimostrate essere vicoli ciechi.

L’11 luglio scorso, il comitato referendario (FirmoVotoScelgo) ha presentato in Corte di Cassazione due richieste di referendum abrogativo che hanno per oggetto la disciplina vigente per l’elezione dei due rami del Parlamento, come modificata dalla legge 21 dicembre 2005, n.270. Entrambi tendono ad abrogare la legge Calderoli.


La massima influenza dei cittadini si ha con la presenza dei sistemi uninominali di collegio. E’ questo che fa della legge elettorale un tema nient’affatto lontano dalle nostre vite ma che sta a cuore a un’Italia che vuole decidere per il proprio futuro. Per Prossima Italia è l’occasione giusta anche per parlare a gran voce non solo del ritorno ai collegi uninominali ma anche di primarie dei parlamentari.

Stiamo organizzando alcuni appuntamenti per raccogliere le firme a Imperia e in Provincia, chi volesse darci una mano è più che il benvenuto. Abbiamo pochissimo tempo, perchè i moduli devono essere spediti entro il venti. Vi faremo sapere come ci organizzeremo per un rush finale dal 9 al 18 settembre. Il nostro compito sarà quello di aiutare a raggiungere l’obiettivo nazionale delle 500.000 firme.

Abbiamo deciso di associare alla raccolta l’adesione alla campagna di Prossima Italia per le primarie dei parlamentari (su cui peraltro il Coordinamento Provinciale del PD si è già espresso a favore). Proviamoci, una firma può essere il primo passo per aprire le porte del palazzo e far entrare aria pulita.


Giorgio Montanari (consigliere comunale PD di Imperia) e Alessandro Lanteri (consigliere PD della Provincia di Imperia)

Da un certo livello in su

Ridicole, inutili e squallide le polemiche su “chi è salito sul carro del vincitore” da un certo livello in su, ovvero quelle che compaiono sui media nazionali. In diversi mesi di campagna referendaria, se si va a scavare si trovano ovunque collaborazioni strutturate e produttive tra movimenti referendari locali e sezioni e circoli dei partiti, addirittura dal momento di raccolta delle firme. Molto spesso i partiti sono stati abbastanza furbi da tenere un passo indietro e non dispiegare le bandiere attaccando la grancassa. Aggiungo che si percepiva chiaramente un’ostilità diffusa nei confronti in particolare del PD, mentre era molto più sfumata nei confronti di altri partiti (IdV, SeL, FdS), che sono stati però chiaramente corresponsabili di molte scelte tendenti a liberalizzare i servizi locali negli ultimi vent’anni.

Il PD nazionale e Bersani si si sono spesi in maniera compatta solo nelle ultime settimane, dopo una grande prova di democrazia interna venuta da alcuni che avevano visto lungo e da centinaia di circoli, che hanno spinto i vertici a schierarsi in maniera decisa e risolutiva (perchè, non nascondiamocelo, senza l’ultimo sprint avviato dal PD il quorum non si sarebbe raggiunto): l’atteggiamento corretto sarebbe stato “hanno vinto i referendum e ha perso il Governo Berlusconi, i comitati hanno fatto un grande lavoro, noi abbiamo dato una mano”.

Allo stesso modo i promotori dei referendum avrebbero dovuto riconoscere l’aiuto e l’appoggio disinteressato che è sempre venuto da quella cosa meravigliosa che è la base del PD che è partito anni or sono: a Sanremo ad esempio il percorso comune è cominciato anni or sono. Pertanto, prima di criticare (e a ragione) i vertici democratici, i leader referendari (nazionali, aggiungo in seguito ad osservazione) dovrebbero riconoscere, almeno ora, l’impegno profuso da dei compagni di strada più che bistrattati.

(psico) analisi del voto – pt II la zeta di Zoc

Referendum 1: Votanti 22895, sì 21.502, no 1.014, bianche 255, nulle 124

Referendum 2: Votanti 22898, sì 21.720, no 885, bianche 191, nulle 102

Referendum 3: Votanti 21193, sì 21.502, no 1356, bianche 221, nulle 96

Referendum 4: Votanti 22843, sì 21.051, no 1413, bianche 253, nulle 126

 

La posizione di Zoc e di tutto il PdL sanremese ipermegaultrastrombazzata era: votare sì solo ai referendum sull’acqua.

Dai dati che saltano fuori da qui sopra, risulta evidente che il valore aggiunto portato alla causa dagli azzurri matuziani risulta di essere poche centinaia di voti, nella migliore delle ipotesi tutta da verificare.

Poi su SanremoNews risulta che abbiano vinto loro. Vabè.

(psico) analisi del voto

  • Affluenza in percentuale bassa in varie parti della Riviera. Tanti residenti di comodo non sono tornati a votare.
  • OK la forza della rete capace di mobilitare gli astenuti di sinistra, ma percentuali altissime di affluenza e di consenso arrivano dalla Valle Arroscia, che non è nè la Silicon Valley del boom della new economy nè la valle del Mekong infestata da guerriglieri comunisti in incognito. Ergo, le schematizzazioni troppo facili non funzionano.
  • Hanno vinto i movimenti, e ha perso il governo. Nel frattempo, una mano è arrivata da una situazione politica diversa e da tanti militanti e tante sezioni di base dei tanto vituperati partiti che si sono fatti in quattro per i referendum. Nel caso del PD, la base ha saputo imporre la linea dei 4 sì ai vertici, e questa è un’ottima dimostrazione che la democrazia interna è un valore aggiunto.

Above fiftyone

L’ultima volta che ho visto una festa così sentita e così liberatoria a Sanremo era il 2004 e Claudio Borea era il nuovo sindaco di Sanremo.

Superare il 51 % a Sanremo è un risultato epocale.

foto dal servizio di sanremonews

Prima dell’aperitivo

Beppe Grillo sta pensando ad azioni legali contro chi invita a non andare a votare: che si autodenunci, visto che nel 2008 anche lui invitava all’astensione, in nome del cosiddetto “non voto utile”.

In questo caso, il non voto è utile solo per Silvio. Domenica, tutti al voto entro le 12, prima dell’aperitivo.

Blitz!

Pratica, veloce, concreta e significativa, organizzata quanto un blitz militare, allegra e spensierata come una sveltina di una notte di mezza estate, provocatoria, colorata e sintetica quanto Platinette.

Sto parlando ovviamente dell‘incursione al Liceo Cassini dei GD di Sanremo contro il nuculare, svoltasi questa mattina a mattina a Villa Magnolie, sede delle quarte e quinte classi del liceo.

Ulteriore merito dei ragazzi è stato quello di aver provveduto alla creazione dello striscione mentre era in corso in sede a Sanremo una riunione di direzione provinciale del Partito, avvelenando l’aria presente in sede e tentando anche in questo modo il rinnovo della clsse dirigente del PD. Il tentativo è stato vano, ma bisogna apprezzare la buona volontà dei ragazzi, che per lo meno ci hanno provato.

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