Lo dico con parole sue (che sono anche le mie)

Seguo Grillo da un po’ e cerco da tempo il confronto con il M5S che in lui si riconosce, anche se immediatamente precisano, gli Stellini, che Grillo è solo il loro megafono. E però poi lo seguono. Ma non è il loro leader. No, per loro è diverso.

Prenderà molti voti, in questa tornata elettorale, perché alle Cinque Stelle corrispondono le Mille Incertezze della politica istituzionale, e il cielo dell’economia italiana è parecchio nuvoloso e la politica non sembra scorgere nemmeno l’orsa maggiore, in questo momento.

Detto questo, vorrei ripercorrere le ultime esternazioni di Grillo, che ha scelto toni prima leghisti, poi da destra dura. Forse perché ha capito che, dopo i voti recuperati a sinistra, ora ce ne sono parecchi da recuperare dall’altra parte.

Ecco i temi:

  • La proposta di uscire dall’Euro e, sostanzialmente, di fare default.
  • L’appello alla rivolta fiscale, con toni molto vicini a quelli della Lega.
  • Il duro confronto con Napolitano, con la citazione dei fucili partigiani.
  • Il confronto tra Stato e mafia, con il primo che sarebbe peggio della seconda, perché strangola le persone (mentre la mafia, invece).

Poi ovviamente ogni dichiarazione è stata precisata, come farebbe qualsiasi politico navigato. Però intanto la si butta lì. Per vedere l’effetto che fa. E tutti gli altri, che hanno qualcosa da dire, sono in malafede. Loro.

E allora penso che vadano benissimo il wifi, la rete, il consumo di suolo, e l’ambiente dimenticato, e la critica alla partitocrazia. E il limite dei mandati. E le liste pulite. E il no ai vitalizi. E che finché le stelle, insomma, erano cinque, era tutto molto interessante, e la partecipazione dei giovanissimi alla mobilitazione dava un bel volto a questa indignazione e alla richiesta di spazi democratici più aperti e inclusivi.

Anche se i toni spesso non mi piacevano, la sostanza mi incuriosiva.

Certo, restava da capire molto a proposito del programma economico. E delle politiche del lavoro. E della cittadinanza, su cui Grillo aveva già preso una brutta posizione, qualche tempo fa.

Ora però mi pare che il disegno stellare di Grillo si stia componendo in una costellazione che assomiglia a quella di un nuovo (ma antichissimo) animale politico, a cui interessa soprattutto distruggere tutto quanto. Adottando tutti gli argomenti possibili, con l’uso più spregiudicato e forte della parola pubblica, per fare breccia, a qualsiasi costo (in termini politici), in un elettorato sempre più confuso.

Questa non è antipolitica, è politica, e spero sia chiaro una volta per tutte. Però, per favore, non veniteci a dire che Grillo è solo un comico. O un mero megafono. Perché non è così e perché anche il suo genere letterario è molto cambiato. È diventato muscolare e destrorso. E anche il suo elettorato sta mutando, e lo scopriremo tra qualche ora, quando conteremo i voti.

E infine perché la sua politica, chissà perché ho questa sensazione, al termine del ‘processo’ favorirà i difensori dello status quo. E le cause giuste si perderanno in un frastuono che finirà con il giustificare i tappi infilati da tempo nelle orecchie dell’attuale classe politica.

Dal blog di Pippo Civati

Queste critiche non devono essere sottovalutate e sarebbe opportuno che all’interno del M5S venissero prese seriamente in considerazione. Nascondere la testa sotto la sabbia di fronte alle critiche è inutile, e vale per tutti.

Io credo che NON siano diversi dagli altri partiti, o meglio non così tanto come si dipingono.  Hanno idee, più o meno buone, hanno militanti, volontari come quelli di tutti i partiti, hanno un’estetica comune organizzata, hanno un leader carismatico che ogni tanto sbrocca, etc etc etc.

Non credo nemmeno molto nella presunta peculiarità italiana: il partito dei Pirati veleggia attorno al 12-13 % in Svezia, Austria e Germania, e non sono certo Stati caratterizzati da una cattiva qualità della politica. A ben vedere, anche in Italia i risultati migliori il M5S li ha ottenuti dove più forte è la tradizione democratica e dove quindi paradossalmente minore è il suo possibile valore aggiunto.

E’ molto importante – e non molti l’hanno colto – che anche Civati, uno dei pochi politici del PD che non ha mai demonizzato il M5S (anzi, era presente al Woodstock a Cesena, da anni lo studia e ne scrive molto) abbia colto un grande cambiamento al suo interno e se per la prima volta anche lui sottolinea più i lati negativi per il sistema che le opportunità da cogliere, ed è un segnale che non sottovaluterei. Specie se fossi un grillino.

Conferme indirette

Pare che Grillo si sia schierato, come la Lega, contro la cittadinanza ai nuovi italiani. Un altra conferma che sostenere “l’Italia sono anch’io” è cosa buona e giusta.

Al delirio più totale

Beppe Grillo dichiara guerra alla Costituzione Italiana; credo che ormai la Casaleggio e Associati (ovvero la società che controlla Grillo e M5S) sia ormai al delirio più totale. La migliore analisi, punto  per punto, è (come accade sovente) di Nonunacosaseria.

Volerne una  (Costituzione, ndb) ancora più avanzata è legittimo, fare proposte migliorative è intelligente, gettare badilate di letame su quella che c’è soltanto per guadagnare un po’ di facile e immeritato consenso giocando sull’ignoranza di adoranti groupies è invece tristemente e amaramente meschino.

Sono convinto che questo sarà il primo Vaffa-Day destinato a finire in un flop, visto il rispetto che gli italiani hanno sempre mostrato per la nostra Carta Costituzionale.

La realtà è che il Movimento Cinque Stelle è in profonda crisi, il passaggio alla politica nazionale non sarà indolore e il prendere posizione su tanti temi in mancanza di democrazia interna credo che sarà l’inizio di una vera e propria valle di lacrime. Quest’iniziativa serve sostanzialmente a nascondere la crisi attuale interna al Movimento, ça va sans dire.

Urgono comunque due cose: capire i fenomeno connessi all’antipolitica (ad esempio, come mai gli indignados italiani erano i più politicizzati del panorama mondiale?) e dare delle risposte sui temi dell’ambiente, della rete, della trasparenza e della buona politica. Non a Grillo,  ai cittadini.

Prima dell’aperitivo

Beppe Grillo sta pensando ad azioni legali contro chi invita a non andare a votare: che si autodenunci, visto che nel 2008 anche lui invitava all’astensione, in nome del cosiddetto “non voto utile”.

In questo caso, il non voto è utile solo per Silvio. Domenica, tutti al voto entro le 12, prima dell’aperitivo.

Piccolezze

Da tante parti si esamina, si scruta, si cerca di capire il fenomeno “Movimento 5 Stelle”. Non si può prenderlo sotto gamba, perchè esiste e spesso ha ottime idee (anche se un po’ settoriali). Condivido anche in questo l’analisi di Civati: non si può (più?) fare finta che non esistano.

Detto questo, cominciamo a porre delle condizioni per un dibattito serio e senza troppe menate, anche perchè buone idee e un discreto tasso di serietà ce l’hanno.

Ad esempio, fintanto che “beppegrillo.it” resta nel simbolo è difficile non venire chiamati grillini, con buona pace di molti.  Ancora più difficile è sostenere di non essere un partito, visto che partecipano a tutte le elezioni possibili. Praticamente impossibile sul lungo periodo sarà continuare a dire “son tutti uguali”, perchè è offensivo per l’intelligenza degli italiani. Capisco il risentimento di Grillo che avrebbe voluto fare il segretario “esterno” del PD se vi ricordate, ma credo che i sostenitori del m5s sapranno cogliere al turno di ballottaggio che le differenze ci sono e che non sono tutti uguali.

Ecce Grillo

Dal Blog di Civati – Grillo e la sindrome di Ecce Bombo

 

Meglio usare la clava, in effetti Beppe Grillo, al grido di «andiamo oltre» (che non è il nostro andiamo Oltre, sia chiaro), spiega che non sottoscrive l’appello de l’Espresso contro il decreto Pisanu (che tutti quelli che amano la rete libera hanno firmato) perché è «roba da paleolitico». Meglio usare la clava, in effetti.

Grillo (non) dixit

Questo weekend si è tenuta una delle ultime feste di partito estive: sto parlando del molto commentato “Woodstock” grillino e dell’ultimo nato tra i numerosi partiti-persona italiani, qui raccontato bene da Civati.

So che questa cosa non piacerà a molte persone all’interno dei meetup,  un variopinto popolo di cui ho fatto parte in qualche modo e per un certo periodo, ma quest’evento ha lanciato la campagna adesioni che precede la  campagna elettorale 2011.

Il fatto che poi questo non venga detto, è naturale e comprensibile, ma è comunque un’omissione colpevole, in primo luogo verso i “meetuppers”, che in buona sostanza si sono fatti prendere in giro in buona fede dalle promesse non-politiche di Grillo.

Liste e MoVimento a 5 Stelle si preparano alla loro quarta campagna elettorale e fin dall’inizio si sono dotati di regole simili a quelle che hanno i partiti: divieto di candidatura se si è iscritti ad un altro partito o movimento politico, comitati regionali e nazionali che approvano liste ed alleanze e tentativi vari di congressi o primarie. Tutto legittimo, per carità! Solo, cambiare il nome alla scatola non ne cambia la forma:  MCS è un partito, e per ciò bisogna giudicarlo.

C’erano alternative? Certo! Sono molte e diverse le realtà attive che hanno un impatto enorme sulla vita politica, come ad esempio GreenPeace, Amnesty International, Emergency e mille altre, e fanno quello che più ritengono opportuno. Chi decide di mettersi in politica, va giudicato per quello che fa con la sua attività, secondo i canoni di queste attività.

Malessere e sfiducia verso la classe politica sono alla base delle adesioni ai meetups, e Dio solo sa quanto lo possa capire! D’altra parte però sono convinto che sia meglio dare forza alle migliori e più innovative proposte che sono presenti all’interno dei partiti (e ce ne sono tante) che autoghettizzarsi in una piccola e confrotevole oasi.

Credo che spararsi addosso a vicenda non sia produttivo: buona parte del mondo artistico e culturale negli USA 2000  (esempio) appoggiò Nader, il candidato dei Verdi, sicuro sconfitto e il risultato sono stati otto anni di Bush, che ha a sua volta causato disastri vari e guerre (Gore ha poi vinto il Nobel per la pace, tra l’altro). Sicuramente è stata responsabilità dei Democratici americani il non aver saputo attrarre consensi in quell’area, ma credo che qualcuno si sia decisamente morso le mani, dopo aver votato Nader ed aver capito chi era Bush. Cerchiamo di evitare remakes di questo in salsa italiana.

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