Alitalia – l’altra possibilità

E’ tornato d’attualità il tema Alitalia. Ho già scritto sul tema. L’operazione CAI più o meno ci è costata 5 miliardi in 5 anni. L’operazione ha avuto la “sfiga” di capitare quando il governo Prodi II era ormai dimissionario e Berlusconi aveva deciso di fare dell’italianità della (fu) compagnia di bandiera uno dei principali argomenti della campagna elettorale.

C’è un fenomeno un po’ strano su cui vale la pena fare qualche ragionamento: Alitalia all’epoca faceva 22 milioni di passeggeri l’anno ma considerando che normalmente quando si va da qualche parte, poi generalmente si torna, si parla di 11 milioni di viaggi. Considerando che molti viaggi in realtà sono composti da più tratte (ad esempio: Genova – Roma – Tokio e ritorno), che molti viaggiano molto spesso, che Alitalia era comunque scelta da diversi utenti stranieri, ne consegue che in realtà il grande consenso popolare che aveva il mantenimento della nazionalità italiana del controllo della compagnia di bandiera era sostenuto da persone che non la usavano nemmeno una volta l’anno per oltre il 90 %. Perchè ci tenessero così tanto è dunque difficilmente spiegabile.

Lo scopo delle compagnie aeree è quello di fare utili cercando di portare nella maniera migliore le persone da una parte all’altra secondo le loro esigenze. E’ molto difficile che una compagnia aerea in un mercato libero e altamente competitivo accetti di non fornire servizi dove c’è domanda ed è praticamente impossibile convincere un cliente che vuole andare a visitare Firenze ad andare a Narbonne o a Maastricht.

Proverò invece a fare un esercizio di simulazione, ovvero facciamo finta che nel 2008 si fosse riuscita a chiudere questa vicenda effettuando allora la vendita ad AF-KLM.  Ovviamente, si tratta di una ricostruzione fantasiosa, ma utile per capire che non ci sono “scelte neutre”.

Si sarebbe creata la più grande compagnia aerea mondiale e si sarebbero integrati tra loro gli aeroporti hub di Parigi – Charles de Gaulle, Amsterdam – Schiphol e Roma Fiumicino, riuscendo a gestire meglio una rete mondiale. Probabilmente, le condizioni contrattuali lavorative sarebbero state migliori per i dipendenti.

L’altra compagnia italiana in difficoltà (Air One) molto probabilmente sarebbe stata pian piano assorbita dal sistema Lufthansa, che a quel punto avrebbe integrato Milano Malpensa nel suo sistema multi-hub (Monaco – Francoforte – Zurigo – Dusseldorf – Bruxelles – Vienna). A quel punto, avremmo avuto due hub di rilevanza mondiale in concorrenza tra loro per offrire il migliore servizio e in grado probabilmente di reggere la concorrenza nata nel frattempo dell’Alta Velocità Milano – Napoli.

Dei cinque miliardi risparmiati non ce ne saremmo nemmeno “accorti”, ma facciamo che metà sarebbe rimasto per sostenere l’esercizio del Trasporto Pubblico Locale – rendendo quindi molto meno dolorosi i tagli via via arrivati – e si sarebbe potuto finanziare integralmente l’eliminazione dei rimanenti “colli di bottiglia” ferroviari (valutato il costo in 2.356 milioni di €), ovvero dei tratti dove c’è “ingorgo” e insufficiente capacità (ad esempio il nodo ferroviario di Genova).  Una parte del capitale investito da parte dei cosiddetti “capitani coraggiosi” che hanno avviato la CAI sarebbe probabilmente rimasta sul territorio italiano a creare altro lavoro.

PS: identiche cose le pensavo nel 2008. 

Un clima terribile

Pochi giorni or sono ero a Roma per un corso e assieme ad altri tre amici decidemmo di condividere un taxi per raggiungere l’aeroporto. Essendo tutti pidini, durante il viaggio ci mettemmo a parlare ovviamente di politica.

Il tassista guidava messaggiando o twittando, deviò dal percorso per prendersi il numero della fila per il servizio di ritorno Fiumicino – Città (in pratica si tagliò la fila), nonostante l’allungamento di percorso aggiunse ai 44 € di tariffa 5 € “trasporto bagaji” e concluse dicendo “famo cinquanta“. Chiesi – come faccio in automatico – la ricevuta e ovviamente il personaggio in questione ironizzò dicendo “eggià, poi ve fate rimborsà pure questo co’ li sordi mia“.

Premettendo che ovviamente lo scopo non era quello di farsi rimborsare alcunchè, ha stupito tutti noi il fatto che per un piccolo spaccato di Italia che si arrangia con notevole pelo sullo stomaco, “queli ch’arrubbano” sono “la politica”, senza distinzioni.

Al di là di incolpare questo o quello dell’attuale clima – che non è più il problema – è diventato sempre più urgente dare risposte concrete e credibili a chi ormai è convinto che non ne può più ricevere.

Siamo sul pezzo

Un bell’incontro. Nonostante qualche piccola defaillance organizzativa (di cui ci scusiamo, ma la Sanremo post festivaliera è terreno impervio e imprevedibile per organizzare le cose), ma abbiamo potuto dimostrare insieme che:
  1. il turismo interessa
  2. il PD  è sul pezzo

Appuntamento per chi si è perso questa discussione a Diano Marina al point PD giovedì sera alle 21. Che non ci si è stufati mica…

Folta presenza di pubblico all’Hotel Marinella di Sanremo lunedì pomeriggio per la presentazione del programma del PD sul turismo.

 
Il consigliere provinciale Alessandro Lanteri, dando il via all’incontro, ha ricordato come il turismo sia per il ponente ligure uno dei due settori economici fondamentali e sia essenziale chiarire le politiche che il PD al Governo del Paese intende attuare. Si è poi ricordato il lungo percorso che ha portato all’elaborazione delle linee programmatiche di settore.
 
Maurizio Caridi del PD di Sanremo ha invece ricordato come sia del tutto assente e impalpabile una qualsiasi traccia di politica turistica: un calendario manifestazioni fortemente carente, mancanza di strategia e carenza di programmazione stanno condannando il turismo nel sanremese, proprio nel momento in cui la crisi tende a favorire il turismo di prossimità.
 
Sara Di Paolo candidata alla Camera, ha invece illustrato efficacemente sia lo scenario globale del turismo e l’importanza per l’Italia e la Liguria, da cui si evince che il nostro Paese ha forti potenzialità, poco sfruttate per carenza di competitività internazionale. Ridare efficacia alla filiera nel suo complesso è quindi la priorità del PD per il settore, sostenendo le piccole e medie imprese nell’innovazione e razionalizzando i compiti dei diversi, troppi, enti che oggi si occupano di turismo.
 
Arnaldo Buscaglia ha infine ricordato come sia evidente il bisogno di considerare a tutti i livelli come il turismo come una vera e propria industria, e che solo questo settore ha così ampi margini di ripresa a breve termine. Riportare l’IVA a livelli europei, rendere l’IMU detraibile e sostenere gli investimenti può servire a ridare fiato all’economia.
 
Nel successivo dibattito, numerosi interventi del pubblico hanno sollevato varie tematiche, come la necessità di migliori collegamenti (principalmente con l’aeroporto di Nizza), di saper mettere a frutto il nostro patrimonio culturale, la necessità di aumentare la permanenza nelle seconde case, di saper sfruttare meglio le potenzialità enormi del web. Insomma, tanti stimoli e la conferma dell’esistenza di forte interesse pubblico in questo settore. La serata si conclude con un sentito ringraziamento da parte del PD di Sanremo a Sara Di Paolo e Arnaldo Buscaglia per gli interventi e per il lavoro svolto. 
cliccando il link qui sotto potete scaricare la presentazione che ha preparato e illustrato Sara: si aprirà una pagina, cliccate sulla scritta in azzurro PD Turismo Sanremo.

Dopo il Piano Passera

Su un tormentone di questo blog, ovvero l’aeroporto di Villanova d’Albenga. So che molti magari si aspettavano parlassi d’altro, ma in realtà è il piano del Governo per il riassetto territoriale degli aeroporti.

Donatella  Albano: «Il futuro dell’aeroporto di Villanova d’Albenga non è la concorrenza con Nizza e Genova»

«Sull’aeroporto di Villanova d’Albenga c’è molta confusione. Si continua a ragionare in termini di concorrenza con Nizza, c’è addirittura chi da sempre lo ha considerato e lo considera un’estensione della propria influenza politica e personale, per non dire il proprio aeroporto privato. È ora di voltare pagina una volta per tutte.

Il fatto che non sia stato inserito tra gli scali d’interesse nazionale non vuol dire che non abbia un futuro. Intanto, c’è un investimento importante da parte di Piaggio Aeronautica. Poi ci sono notevoli opportunità per lo sviluppo, ad esempio, di una clientela business. Nizza e Genova sarebbero ben contente di dirottare questo tipo di traffico verso altri scali, come già succede a Cannes con i jet privati. Altrettante opportunità potrebbero arrivare da voli charter organizzati da tour operator.

Per quando riguarda però il grosso del turismo tramite voli di linea, i punti di riferimento restano gli aeroporti di Genova e Nizza. Non si può non vedere i volumi di traffico dell’aeroporto internazionale di Nizza, il terzo di Francia dopo i due principali scali parigini, con oltre 11 milioni di passeggeri l’anno e ben 68 destinazioni dirette verso 28 paesi servite da 60 aerolinee (di cui ben tredici low cost), oppure quelli dell’aeroporto Cristoforo Colombo di Genova, con 15 destinazioni in 7 paesi europei e 1 milione e 400 mila passeggeri tramite 13 diverse compagnie (di cui tre a basso prezzo). Villanova d’Albenga, negli anni del suo massimo splendore, non ha mai superato i 30 mila passeggeri. Inserirsi in una logica concorrenziale sarebbe un vero e proprio “suicidio” per l’aeroporto di Albenga e per le istituzioni locali che, inevitabilmente, si troverebbero a dover sovvenzionare le rotte con i soldi dei cittadini.

Gli aeroporti di Nizza e Genova sono invece già inseriti dall’Unione europea, dalla Liguria e dalla Regione Paca nelle reti di trasporto strategico Ten-T. Questo significa che presto si potranno raggiungere con collegamenti rapidi via treno. Nizza, in particolare, ha individuato la stazione “Saint-Augustin” come nuovo polo intermodale per treni regionali, tram, Tgv e flussi aeroportuali. Bisogna al più presto mettere sulle rotaie locomotori in grado di sostenere il cambio di tensione alla frontiera per avere un trasporto pubblico transfrontaliero degno di questo nome, e naturalmente completare il raddoppio in Liguria tra San Lorenzo e Finale Ligure per raggiungere Genova più rapidamente. Sarà mia cura intervenire in tutte le sedi opportune per raggiungere questo importantissimo scopo: lo dobbiamo agli operatori turistici ma anche ai lavoratori frontalieri.

Consiglio anche di non farsi venire troppi “mal di pancia” a coloro che non vedono di buon occhio uno scalo francese per portare turisti in Italia. Il sud della Svizzera è già servito dall’aeroporto di Milano Malpensa e, per guardare più lontano, uno degli aeroporti di Vienna si trova nella vicina Slovacchia, mentre moltissimi turisti atterrano a Copenhagen, in Danimarca, per visitare Malmo e il sud della Svezia. Cerchiamo di avere il coraggio di collaborare, non potremo che trarne benefici».

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Prima di prendere il volo

Sta prendendo piede il comitato “FarePonente”, ovvero un “comitato spontaneo e apolitico di imprenditori” (non meglio precisati ndb), avente come scopo l’attivazione di voli low cost con partenza dall’aeroporto di Villanova d’Albenga. Come saprà chi mi conosce, sono un grande appassionato di aviazione e sono altrettanto conscio delle difficoltà che ha il nostro territorio a collegarsi coi nostri bacini turistici tradizionali (Nord Europa in primis), per cui non sono pregiudizialmente contrario. Ci sono però alcuni punti su cui mi piacerebbe avere maggiori informazioni.

Nella pagina facebook del comitato si citano prima “voli low cost” e poi si ammicca solo ad una di esse (RyanAir), tralasciando completamente altre compagnie (che non sono poche). Quello che è già successo  infatti dovrebbe fare da monito. Ryan Air spesso si è comportata un po’ da “pirata dei cieli”, evadendo obblighi contributivi per i dipendenti e andando a caccia di sovvenzioni e contributi. Anche in Italia, ovviamente.

Il copione usato più volte è quello di prendere un aeroporto un po’ sfigato, far balenare la possibilità di collegamenti con tutta Europa a prezzi popolari. La compagnia arriva, ci sta un po’ e fa contenti tutti. A un certo punto, parte una campagna stampa ben curata nella quale viene ventilata la decisione della compagnia di abbandonare l’aeroporto per via degli scarsi ricavi. Il volo da e per le capitali europee però era veramente vantaggioso.. i cittadini ne erano soddisfatti… come si fa a non scontentare pubblico e lavoratori?

In conseguenza le amministrazioni pubbliche sono “costrette” a sovvenzionare pesantemente i voli (fino a 50 € a passeggero). E non so se in futuro ci saranno fondi pubblici sufficienti per la promozione, la riconversione turistica e questi voli.

Chi mi segue da un po’ sa che un discorso paro paro l’avevo fatto anche per i voli “ad Scajolam”.

Credo che la cosa più sensata da fare, ora come ora, sia collegare di più e meglio la Riviera con i due aeroporti che già ci sono (Genova e Nizza), da cui tra l’altro partono già numerosi voli low cost. Qualche bus insomma. Più pratico e realizzabile, in attesa che vengano collegati entrambe le aerostazioni alla ferrovia. Nel caso invece che i miei dubbi vengano fugati, si può anche ragionare su una possibile crescita dell’aeroporto di Villanova. Per non far la fine di altri aeroporti, sedotti e abbandonati dopo pochi anni.

Facciamo le partecipazioni

Come tutti sapete, spesso gli Enti Pubblici hanno azioni in varie società. Simuliamo la fusione tra le Province ponentine e vediamo cosa viene fuori. Escludo per semplicità le società in liquidazione.

Ne risultano pacchetti azionari significativi:

  • nelle società di trasporto pubblico (ACTS e SAR già fuse ed RT), buon viatico che potrebbe favorire la già ventilata fusione delle predette società
  • nell’aeroporto di Albenga
  • un buon pacchetto nell’Autostrada dei Fiori (anche se la Provincia di Imperia già pensa di vendere il proprio )
  • nell’Albenga Garessio Ceva (spa fondata negli anni ’60 che non ha realizzato finora un solo metro di autostrada)
  • un quarto e metà delle società di gestione dei rispettivi poli distaccati universitari (SPES e SPUI)

In un prossimo capitolo, proverò ad esaminare le partecipazioni derivate – ovvero le partecipazioni delle partecipate… Si, lo so, c’è da perdersi, questo è solo per dire che in realtà oltre alle Province in senso stretto, c’è molto altro.

Insomma da questo matrimonio, forse non così voluto, possono emergere potenzialità interessanti dalla dote.

Società SV IM totale
ACTS Società per Azioni 43.26% 43.26%
AEROPORTO VILLANOVA D’ALBENGA S.p.A. 42.05% 2.97% 45.02%
Agenzia Regionale per il Recupero Edilizio A.R.R.ED. S.p.A. 0.34% 0.33% 0.67%
Autostrada Albenga Garessio Ceva S.p.A. 12.20% 7.71% 19.91%
Autostrada dei Fiori S.p.A. 1.96% 3.84% 5.80%
Banco Credito Cooperativo di Alba, Langhe e Roero Soc. Coop. 0.02% 0.02%
BANCA POPOLARE ETICA Società Cooperativa per Azioni 0.02% 0.01% 0.03%
BIC LIGURIA S.C.P.A. 0.19% 0.19%
Casino S.p.a. 0.25% 0.25%
CENGIO SVILUPPO Soc. Cons. p. Az. 15.49% 15.49%
C.P.F.P. “G. PASTORE” S.r.L. 60,00% 60.00%
COOPERFIDI Società Cooperativa di Garanzia collettiva dei Fidi 2.07% 0.83% 2.90%
FI.L.S.E. S.p.A. 0.14% 0.08% 0.24%
GEAC S.P.A. 0.01% 0.01%
I.P.S. Insediamenti Produttivi Savonesi S.C.p.A. 29.21% 29.21%
Retroporto di Alessandria S.p.a. 6.67% 6.67%
Riviera Trasporti S.p.a. 84.45% 84.45%
S.A.R. AUTOLINEE RIVIERA S.p.a. 22.18% 22.18%
Soc. di Promozione degli Enti Savonesi per l’Università SPES S.C.p.A. 25.00% 25.00%
Soc. di Promozione per l’Universita nell’Imperiese SPUI S.p.a. 50.00% 50.00%
TECNOCIVIS S.p.A. 100.00% 100.00%
Villa Magnolie S.p.A. 100.00% 100.00%

Effetto a cascata

Buone notizie da Bruxelles: la tratta Marsiglia – Genova è stata inserita tra le reti strategiche europee. Questo renderà ovviamente disponibili finanziamenti europei sostanziosi e farà aumentare l’importanza sia in Italia che in Francia della tratta.

Si tratta ovviamente di progetti ancora molto di là da venire, ma permetterebbero alcuni significativi miglioramenti a lungo termine.

  1. collegamenti veloci tra il Ponente e Nizza – Marsiglia da un lato e Genova – Milano dall’altro
  2. possibilità di creare una linea di treni regionali veloci transfrontalieri (perchè non chiamarlo “RivieRail?) sul modello dell‘OresundTrain danese-svedese
  3. connessioni più facili via treno con zone ora abitualmente servite dai collegamenti aerei (Parigi, Svizzera, Germania Meridionale)

Queste possibilità indirettamente aprono tutta un’altra serie di grandi chances, a cascata, che hanno i nostri territori.

  1. riqualificare i tessuti urbani (da Imperia a Borghetto S.S.) liberati dalle ferrovie
  2. razionalizzare i trasporti pubblici su gomma a integrazione di quello ferroviario (abbonamento unico trenobus italofrancese)
  3. decongestionare l’aeroporto di Nizza dal traffico verso Parigi e il Nord Italia per sostituirli con altre destinazioni ora non servite

Tutto questo impone tutta una serie di sfide a vari livelli amministrativi (comunali, provinciali, regionali, nazionali ed europei) in cui è assolutamente necessario gioco di squadra e capacità di scelta. Spiace vedere che la Provincia di Imperia come Ente sia rimasto abbastanza alla finestra, ma spero che ci sia d’ora in avanti una nuova spinta per far sì che queste opportunità si realizzino.

Facciamo i conti con lo SGAP

In sintesi, possiamo dire che ci troviamo di fronte ad un cambio epocale nella nostra Provincia.

Questo perché i nodi sono venuti al pettine, e tutti insieme: i commissariamenti di Bordighera e Ventimiglia, il sistema portuale da… sistemare (Ospedaletti, Imperia e Ventimiglia arenati, Portosole e Aregai con vari cantieri bloccati), i progetti che si dimostrano irrealizzabili (la Zona Franca a Ventimiglia, l’Aeroporto “Intercontinentale” di Albenga, l’Incubatore di Imprese, il vecchio “Filobus di Cristallo”) e più in generale tutti i piccoli e grandi progetti che sono stati il simbolo diretto e indiretto del feudo scajolano.

Il concetto di feudo è qualcosa di medievale: nel mondo contemporaneo e ancor di più in quello futuro pensare che si possa essere autosufficienti è un utopia e purtroppo lo SGAP, il Sogno del Grande e Azzurro Ponente si è infranto per la sua intrinseca debolezza.

Non sono però stati pochi quelli che hanno con costanza, serietà e competenza combattuto questo pensiero unico, specie quando prendeva scorciatoie un po’ troppo pericolose, e sto parlando di molti consiglieri del mio Partito che a Bordighera, Imperia, Sanremo e Ventimiglia (ma non solo), dove si stava andando lo dicevano da anni. Non è di grande soddisfazione vedere che avevano ragione, ma deve essere la base per una successiva riflessione. Diciamo che in pochi si sono resi conto del lavoro che l’opposizione non ideologica stava facendo e diamo per scontato che (tanto è di moda) sia sicuramente colpa del PD.

Facendo un ragionamento un poco più finemente mediatico, è evidente come questo tipo di lavoro, più tecnico, sia meno “notiziabile” di un’opposizione magari più chiassosa. Aggiungendo che in tanti in questa Provincia allo SGAP ci avevano creduto, forse qualcuno nei media locali poteva pensare che il target medio del lettore imperiese non fosse poi così interessabile dai puntuali ma forse un po’ noiosi avvertimenti che uscivano a ogni seduta dalle sale consiliari. Dato che però dallo SGAP si stanno svegliano in tanti, potrebbe essere opportuno pensare che questo target di cui sopra si stia assottigliando e che potrebbe essere interessante allargare la visuale.

Per il centrodestra questo potrebbe essere un grande momento di crescita se avrà la capacità di mettersi in discussione davvero al suo interno e di elaborare una ricetta che possa tirare fuori questa terra dal baratro in cui sta cascando. Non penso ci sia nessun motivo logico per cui si possa anche solo lontanamente pensare che ci riuscirà, ma è un’ipotesi “accademica” fantapolitica affascinante. In realtà nella storia, quando un sistema feudale entrava in crisi complessivamente, è sempre stato incapace di trovare una risposta efficace dal suo interno. Sono fortunatamente cambiati i sistemi per la sostituzione della classe dirigente dall’epoca medievale.

Per tutte le opposizioni ora invece si deve cominciare a pensare seriamente a come tirare fuori questa Provincia dal cul de sac in cui si trova ora. Serviranno ricette nuove, una robusta dose di realismo, idee e voglia di lavorare in squadra.  Non metto in discussione la passione, quella c’è sempre stata e non mancherà di certo.

Pancho Villanova

L’Aeroporto di Villanova d’Albenga suscita sempre molte discussioni, sia perchè è molto visibile, sia perchè, per il Ponente Ligure, è strettamente connesso ad una persona in particolare, il nostro Pancho (qui un vecchio servizio che fece scalpore)

Sarebbe carino riuscire ad avere un quadro più completo sulla situazione

Partiamo dai progetti in corso:
1- trasferimento della Piaggio Aero. La Piaggio Aero è la casa madre della Piaggio moto e non viceversa, tant’è che la Vespa era fatta di vari pezzi di un bombardiere. La fabbrica attuale è a Finale Ligure (quando è stata costruita, la Piaggio costruiva idrovolanti e non aveva bisogno di pista). L’unico modello prodotto dalla Piaggio ora è il P-180, un biturboelica executive che ha bisogno di pista tradizionale. E’ quindi in corso il trasferimento della Piaggio da Finale a Villanova d’Albenga.

2- la base di vari servizi pubblici (nuclei volo della Polizia, Carabinieri, Vigili del Fuoco, Protezione Civile, elisoccorso, etc… ).

3- attività di aeroclub e corsi di volo.

4- base per voli executive privati. Ottimo, anzi da incentivare.

Ci sarebbe spazio per eventuali voli di linea?

Alitalia è saltata per aria anche perchè teneva aperte varie rotte in perdita, ma ora non si può più utilizzare a tal fine la compagnia di bandiera.

Ogni tanto salta fuori qualche compagnia che si propone: le compagnie low cost, tipo Ryan Air, sono più che disponibili ad operare su Albenga, basta che qualcuno dia generosi contributi. Ammesso che qualcuno ce li abbia, questi soldi.

Ma il vero problema è che abbiamo 2 aeroporti però a meno di un’ora e mezzo di autostrada, Genova e Nizza, che hanno già un discreto bacino di utenza. Un aeroporto ammortizza i costi fissi e le sue esternalità di gestione tra i 300 e i 600 mila passeggeri anno. Al di sotto, per capirci, non risultano economicamente convenienti nemmeno gli autobus da e per l’aeroporto.

Facciamo un confronto tra i tre aeroporti, con le cifre dell’anno 2007, l’ultimo con linee attive su Albenga.

Destinazioni: Albenga 1 – Genova 13 (5 straniere) – Nizza 82 (5 italiane, 19 francesi, 44 europee, 14 intercontinentali)

Traffico: Albenga non pervenuto, ma un massimo teorico di 76 * 365 = 27740 – Genova 1.080.000 circa (fonte assaeroporti) – Nizza 9 948 035 (fonte aeroporto di Nizza)

Mio modestissimo parere, sarebbe bene incrementare tutti i servizi pubblici, trasferire tutto il possibile a Villanova (GdF, 118, VdF, SAR, aviazione generale, aerotaxi, etc.), perchè è comunque una risorsa, ma è inutile stare a finanziare qualcosa che c’è già e migliore poco distante.

Nel frattempo, la privatizzazione, a trovare il privato, è la soluzione auspicabile.

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