Tutto rimandato

Una recente sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimi diversi punti della riforma delle Province. Nel merito legale, ha ovviamente ragione.

Nel merito politico, credo tutt’ora che la provincia unica del Ponente sia la dimensione più sensata. Altrimenti meglio chiudere tutto, che tenersi una Provincia con la popolazione di un municipio di Roma è insensato.

Dubito che tutto resterà così ancora a lungo.

Nel frattempo un augurio di pronta guarigione al nostro decano Salvatore Spinella che si è sentito male l’altro giorno in Provincia.

Un senso a questa storia

Il mio capogruppo giustamente lamenta la mancanza di senso della Provincia di Imperia, dovuto al fatto che non ci sono più gli spazi minimi operativi. Ovvero, che cosa ci stiamo a fare?

Di sicuro hanno portato a zero euro lo stanziamento 2013 per lo sfalcio delle strade e già adesso girano voci (da verificare, eh…) che non solo non c’è più benzina per le macchine, ma che molte non sono nemmeno assicurate. Questo porta poi al fatto che se ci fosse un’emergenza di qualsiasi tipo gli uffici più “tecnici” della provincia non possono andare a operare sul posto.

Nei mesi scorsi quando si parlava di riaccorpamento delle province e uscivano tutte le proposte più stravaganti e impossibili, avevo da subito sostenuto l’idea di SAVERIA, ovvero Savona – Imperia unite, per fare un’unica e grande West Coast. Sanremo, Imperia e Savona un po’ come Los Angeles, Berkeley e San Francisco. Va beh, più o meno, dai.

Se si vuole però evitare di fare danni ulteriori, evitiamo di mettere delle foglie di fico per far finta di garantire la rappresentanza territoriale, ovvero che non si diano ruoli di governo a organi pletorici composti da persone elette per fare tutt’altro. I consigli degli ATO ad esempio non hanno (quasi) mai funzionato, perchè è molto difficile all’interno di un organo così vasto e composto di persone così differenti come possono essere i sindaci dei comunelli e i potenti assessori dei comuni più grossi avviare davvero un dibattito davvero alla pari, e prendere magari “di nascosto” decisioni anche importanti. Lasciando poi perdere il fatto che non sempre gli interessi delle singole amministrazioni comunali coincidono con l’interesse dei cittadini della Provincia, ma questo è un discorso un po’ lungo.Discorsi simili possono poi essere fatti anche su altri tipi di organismi ugualmente incoerenti, su cui per carità di patria per ora taccio.

Per cui si prenda una scelta chiara: compiti chiari affidati a persone precise e responsabilizzate, quindi o si tengono le Province -ovviamente più grosse e compiti più chiari – oppure si chiudono e si passa (quasi) tutto alle Regioni. E io sono per la seconda ipotesi, specie nel caso delle regioni piccole come la Liguria.

Il titolo non c’entra niente con la mozione  Bersani 2009  

Lo dico perchè c’è gente sensibile che magari ci resta male

Non si va da nessuna parte

Questa mattina Grillo ha scritto sul suo blog che non sarebbe necessario un Governo per approvare i tagli delle Province. Letteralmente ha ragione, ma subito dopo il caos sarebbe ingestibile. Mi spiego meglio.

I passaggi legislativi necessari per abrogare le Province in effetti sarebbero semplici – modifica costituzionale in doppia lettura più legge d’abrogazione. E dove sarebbe il problema?

Il problema sta nel fatto che ci sono 110 strutture provinciali articolate che non possono essere cancellate con un tratto di penna, ma è un processo che va gestito e accompagnato. Se da domani la Provincia di Imperia non esistesse più, molte pratiche relative alle strade e alle scuole non avrebbero più un referente. Ogni singola Regione ha poi delegato alle proprie provincie funzioni specifiche – in Liguria particolarmente relativi a formazione professionale e turismo – che andrebbero ricollocati uno a uno all’Ente più adatto a seguirli.

Questi sono tipici esempi di atti di cui si occupa il Governo, in quanto il Parlamento non ha nè le capacità nè le competenze nè il tempo di gestire un processo che richiede una mole enorme di decisioni puntuali.

Approvando il taglio solo dal punto di vista legale, il giorno dopo nessuno farebbe più aprire le scuole superiori, darebbe le autorizzazioni ad operare agli esercizi ricettivi o consegnerebbe i tesserini per andare a pescare – per dire tre cose tre.

Ho fatto l’esempio sull’abrogazione delle Province, potrei farne mille altri (tipo che in Europa gran parte delle decisioni vengono prese sulle singole materie dai 27 ministri riuniti, potete immaginare quanto gli interessi italiani sono tutelati se non ci mandiamo il ministro…).

Ve la ricordate la canzone di Rodari? Per fare un tavolo, ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l’albero, etc etc etc… Beh, finisce che per fare tutto ci vuole un fiore. E che senza il fiore non si va da nessuna parte. Più o meno è lo stesso.

Incontro sul futuro della Provincia

Il resoconto giornalistico qui. Di seguito il nostro comunicato.

Ieri pomeriggio si è svolto presso la Sala dei Comuni presso la sede della Provincia ad Imperia un partecipato incontro per fare chiarezza sul futuro dell’Ente stesso.

Organizzatore dell’incontro il gruppo consiliare del Partito Democratico, che ha colto l’occasione tramite l’intervento del suo capogruppo Riccardo Giordano di illustrare come purtroppo si è perso troppo tempo dietro a idee balzane come province internazionali o a nomi più o meno ad effetto per il futuro Ente, il PD si è concentrato sul mantenimento dei servizi ai cittadini e sul futuro dei dipendenti.
L’Assessore Regionale Raffaella Paita, competente in materia, ha saputo chiarire diversi aspetti del complicato iter di riordino istituzionale, sia sulle parti già svolte, che quelle in corso.
Si susseguono ogni giorno novità, per cui il quadro è ancora in movimento, e l’oggetto principale della discussione è la futura gestione delle deleghe regionali affidate alle Province. La Liguria aveva infatti delegato molto gli Enti Territoriali nella gestione di varie deleghe e ora è in discussione la loro migliore collocazione. 
Numerose decine di lavoratori presenti hanno così potuto avere maggiori informazioni in merito al proprio futuro lavorativo. 
Nel giro di qualche settimana la situazione sarà probabilmente ancora più chiara, per cui l’Assessore Paita sarà in grado di dare informazioni ancora più precise e si è presa pertanto l’impegno di ritornare a fornirle.
Bilancio dell’incontro dunque decisamente positivo: grande soddisfazione per l’affluenza e i contenuti emersi dunque per i consiglieri provinciali Riccardo Giordano, Sergio Barbagallo, Alessandro Lanteri e Fulvio Vassallo

Il nome viene dopo

Gentile redazione,
leggo di diversi commenti riguardo al possibile nuovo nome per la nuova Provincia, ma è il classico modo per parlare del nulla.
Nei mesi passati sui media hanno imperversato proposte fantasiose e irrealizzabili di fantafusioni con Cuneo e/o Nizza e/o altro, usate dal PdL come cortina di fumo: si doveva infatti mascherare il fatto che il centrodestra del Ponente ligure nulla più contava a livello nazionale.
Attualmente il nome provvisoriamente assegnato al nuovo Ente è “Provincia di Imperia-Savona”. E’ ovviamente previsto che possa cambiare ma con una procedura abbastanza complessa, approvando un nuovo nome dal nuovo consiglio a maggioranza assoluta, sentita la Regione, fatto proprio dal Governo e finalmente emanato con Decreto del Presidente della Repubblica. 
Al momento, non si sa nemmeno come, quando e da chi sarà eletto il nuovo Consiglio Provinciale “unito”. 
Vi sono pochissime certezze, tra le quali, che passerà parecchio tempo prima della sua prima convocazione. 
Nel frattempo si porranno molti altri problemi connessi all’accorpamento di natura finanziaria, occupazionale, organizzativa e funzionale. 
Ritengo molto più impellente concentrarsi a pensare a queste tematiche rispetto a perdere tempo per trovare un nome accattivante al nuovo Ente.
Alessandro Lanteri
Consigliere Provinciale PD

Almeno il nome, e due altre cosette sicure

C’è una discreta confusione su ciò che comporterà questo prossimo accorpamento a Ponente e non mancano dubbi  situazioni poco chiare. Nel frattempo, possiamo cominciare a dare alcune certezze su ciò che porterà l’accorpamento.

  1. Il nome della nuova Provincia sarà “Provincia di Imperia-Savona”.  E’ previsto possa cambiare approvando un nuovo nome a) su richiesta del nuovo consiglio b) a maggioranza assoluta, c) sentita la Regione, d) approvato dal Governo e) con Decreto del Presidente della Repubblica. Direi che quindi per un po’ Imperia-Savona ce lo faremo andare, volenti o nolenti.
  2. Non ci saranno sedi decentrate per gli organi della Provincia (Consiglio, Giunta, Presidente). Altre sedi amministrative però non sono escluse.
  3. Il capoluogo diventa il vecchio capoluogo più popolato, o in subordine un altro scelto da  e tra i comuni ex capoluogo – succederà nel caso di fusioni tra 3 o 4 province, nel nostro caso dubito Savona rinunci.
  4. Tra le quisquilie, Imperia continuerà ad avere il numero di consiglieri e assessori comunali come se fosse ancora capoluogo per i futuri due mandati.
  5. Non è ancora detto dal punto di vista legislativo che la Prefettura segua il destino della Provincia: secondo la spending review (DL 95/2012) la Prefettura dovrebbe da un lato diventare sempre più l’Ufficio Territoriale del Governo, accorpando su di sé funzioni di vari enti periferici statali, ma all’articolo 10 comma 2b è previsto che in particolari situazioni si possano mantenere vecchie formazioni territoriali. Si potrebbe in teoria mantenere quindi la Prefettura di Imperia se venisse ritenuta strategica vista la vicinanza al confine e la presenza di criminalità organizzata sul territorio. Ovviamente si parla di ciò che la legge consentirebbe di fare, no di ciò che succederà, ma è bene pensarci su.

In vista del riordino

Lunedì 29 in Provincia alle ore 17,30 si terrà un incontro pubblico organizzato dal Gruppo Consiliare del PD sulla futura organizzazione delle Province. All’incontro parteciperà l’assessore regionale competente Raffaella Paita.

La riorganizzazione degli Enti Locali toccherà infatti da vicino il territorio del Ponente ligure e l’organizzazione dei servizi pubblici della Provincia. All’interno di questo processo, il gruppo del PD ha sempre posto la massima attenzione alle problematiche relative all’impiego del  personale e ad un’equa ed efficiente collocazione dei servizi sul territorio. 

Visto che questi aspetti non sono ancora stati al centro di un confronto pubblico con il personale e con i cittadini interessati, è stato organizzato questo incontro al fine di poter dare informazioni e di poter ascoltare e determinare le problematiche cui prestare attenzione nell’inevitabile e prossimo processo di accorpamento.

Il centrodestra in Provincia e in Regione ha dimostrato di non avere le idee chiare su quest’importante cambiamento e di sere interessato alla pura demagogia. Al contrario il PD ha come propria preoccupazione principale un migliore funzionamento dei servizi ai cittadini e l’adeguata valorizzazione del lavoro per lo Stato.

La partecipazione a questo incontro è ovviamente libera ed è stato scelto quest’orario per favorire la partecipazione dei dipendenti provinciali.

Appuntamento dunque lunedì 22 alle ore 17,30 nella sala dei Comuni, presso la sede della Provincia.

Che ne sarà di noi

Il Consiglio Regionale ha approvato la proposta del CAL coi voti della maggioranza di centrosinistra mentre i consiglieri di opposizione hanno votato a favore, contro, astensione e alcuni non hanno partecipato al voto. Avevano le idee chiare insomma.

Ora si tratta di vedere come vanno sia i ricorsi alla Corte Costituzionale di Piemonte, Lombardia, Molise, Lazio e Campania e lo scopriremo il 6 novembre e di seguito come andranno i vari ricorsi al TAR. In seguito a ciò, il Governo farà un decreto maggiormente dettagliato.

Lo scenario più probabile delle intenzioni del Governo è lo scioglimento anticipato dei consigli provinciali “sciogliendi”, la nomina di un commissario che gestisca la fase di fusione ed effettuata questa l’elezione del nuovo consiglio, non più dai cittadini ma dai Comuni.

Non credo che sia particolarmente giusto levare rappresentanza ai cittadini – nonostante il sistema elettorale provinciale  sia il peggiore di tutti – e tantomeno commissariare in anticipo un Consiglio regolarmente eletto. Come gruppo del PD abbiamo però deciso di non fare alcun tipo di ricorso, perchè riteniamo di interesse preminente gestire in maniera corretta ed efficiente una fase difficile ma potenzialmente positiva per il nostro territorio.

Dobbiamo avere un atteggiamento positivo nei riguardi di questo passaggio: divise, le due province contavano come ordine di grandezza quanto uno dei venti municipi di Roma, mentre unite, possiamo avere una massa critica paragonabile a città come Genova, Bologna o Firenze. Dal punto di vista geografico, credo che se abbandonassimo momentaneamente lo schema mentale “solito” che tende a dividerci in fasce verticali, (pensando dunque alla zona intemelia, al sanremese, all’imperiese, all’ingauno, al finalese e al savonese) cominciassimo a pensare in “orizzontale” ci troveremmo ad avere nei fatti una lunga città costiera centinaia di migliaia di abitanti, che ha alle sue spalle un grande polmone naturale, abbastanza omogeneo, grazie al suo entroterra.

In pratica, sarebbe molto positivo saper cogliere tutte le migliori opportunità per far fare un salto di qualità a queste zone, che aspettano da anni. Nonostante tutto, è un’opportunità.

Turismo. lavoro e accorpamento

Questa sera alle 21 alla Federazione Operaia parleremo di Turismo a Sanremo con l’assessore Angelo Berlangeri.

Venerdì alle 17 al Tabarin sempre a Sanremo si parlerà di lavoro e occasioni per i giovani con i consiglieri Giancarlo Manti e Sergio Scibilia e l’assessore regionale all’Istruzione e Formazione Pippo Rossetti.

Lunedì 29 ore 17 in Provincia incontro aperto del Gruppo PD sul destino dell’Ente. Parteciperà l’assessore regionale delegato in materia Raffaella Paita.

La festa è finita

La riunione del CAL ieri ha stabilito la proposta di suddivisione amministrativa della Liguria:

una nuova provincia del Ponente, la città metropolitana di Genova e la provincia della Spezia. Uniche “sorprese”: si lascia aperta la questione Tigullio – che al suo interno è molto diviso se diventare parte di Genova Metropoli o della Provincia del Levante. Ci sarebbe forse ancora spazio per l’eventuale spostamento a Ponente di Arenzano e Cogoleto.

E’ finita quindi tutta la farsa dei fanta-accorpamenti via via proposti.

Per inciso, altri accorpamenti sono ben più sostanziosi: la nuova Provincia della Romagna ad esempio sarà composta dai territori delle precedenti Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena e in Toscana la situazione è molto più intricata. A Pisa, come nota comica, c’è stato un corteo popolare contro Livorno capoluogo. Il record per ora spetterebbe alla Lombardia, con una mega-provincia Lecco – Como – Varese – Monza e Brianza.

Sarebbe bastato alzare un pochettino lo sguardo oltre appennino, insomma, per capire che aria tirava da altre parti e farsi due conti. Amen. Ha ragione Riccardo, “se c’era la necessità di dare un maggior vigore all’attività della provincia, come noi abbiamo detto in più occasioni, certi ragionamenti si potevano fare prima”.

 

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