La frana di Castellaro

Sabato mattina mi sono recato a un sopralluogo (foto) presso la frana che blocca la SP 51 – ovvero il collegamento principale tra Castellaro e il resto del mondo. Oltre all’Amministrazione comunale di Castellaro guidata dal sindaco Alessandro Catitti (davvero iperattivo su questa e altre tematiche), erano presenti l’assessore taggiasco Luca Napoli e la senatrice Donatella Albano. Era qualche giorno che seguivo comunque l’evolversi della situazione.

La situazione è un bel casino: la frana che minaccia la Provinciale è aggravata/causata dalla mancata regimazione delle acque a monte, compito di cui si sarebbero dovuti far carico i proprietari degli stessi. La viabilità alternativa (le strade Castellaro Taggia e Castellaro Pompeiana) hanno problemi molto grossi, da risolvere separatamente. Prioritaria è ovviamente la riapertura della SP 51, seguita dal rapido avvio dei lavori già previsti (fortunatamente) sulla Castellaro Taggia e per cui c’è un cospicuo stanziamento regionale “ordinario” di oltre un milione di euro.

Per fortuna la Regione si è mossa e darà a breve una grossa mano, speriamo risolutiva. In queste settimane però è mancato completamente il ruolo politico della Provincia, che ha lasciato tutto in mano ai suoi tecnici. Sarebbe stato molto utile un lavoro di sintesi e di contatto tra i diversi Enti coinvolti. Speriamo adesso si cambi marcia. In ogni caso, la nomina governativa a Commissario per l’alluvione della Dott.ssa Minervini lascia sperare in un accelerazione delle pratiche.

In ogni caso, qui come altrove purtroppo si è costretti quasi esclusivamente a lavorare post-emergenza quando sarebbe molto più conveniente ed efficiente lavorare sulla prevenzione del dissesto idrogeologico.

Bene han fatto i residenti di Castellaro ad attivarsi sui media, sui social network e tramite manifestazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica provinciale – che troppo spesso si concentra esclusivamente sui problemi delle grandi città della costa, tralasciando i piccoli borghi.

PS: lo scenario è più chiaro, ora siamo per Alberto Biancheri Sindaco di Sanremo e William Schultz Presidente dell’Unione Europea. Due ottime persone per cui vale la pena metterci faccia, impegno e cuore.

L’intermedio che verrà

Il 20 agosto 2013 la maggior parte di noi tutti era in spiaggia, ai monti, al lago o a casa. Quegli stakanovisti talassofobici del Governo invece erano a Roma a presentare un ddl sugli enti intermedi. Cioè Città metropolitane, Province, Unioni e Fusioni di Comuni.

– città metropolitane: l’ente più lento a crearsi della storia dell’amministrazione pubblica italiana pare che stia forse quasi per nascere. Risolto il dubbio iniziale “ma dove inizia e dove finisce l’area metropolitana?” con un salomonico “la città metropolitana coincide con la provincia, che però si scioglie”, vedrà finalmente la luce.  Ovvio che questo crea alcuni punti comici: qui sotto potete notare l’area di Lovari della futura Città Metropolitana di Genova, grossa più o meno come Manhattan ma con un look un tantino diverso.

– province: la notiziona è che non chiudono, lo svolgimento è che le svuotano. Intendo dire che non ci saranno più elezioni provinciali: tutte le cariche saranno di secondo livello, ovvero decideranno tutto i sindaci: il presidente della Provincia dovrà essere un sindaco eletto solo da sindaci e il consiglio sarà composto solo da Sindaci di Comuni sopra i 15.000 abitanti e da presidenti delle Unioni di Comuni di almeno 10.000 abitanti. Traslando la situazione dal teorico al reale, pur essendo teoricamente possibile avere fino a 10 consiglieri provinciali, se la Giunta Sappa si dimettesse domani mattina, gli unici tre aventi diritto a formare il Consiglio sono i sindaci di Sanremo, Imperia e Ventimiglia, mentre non esistono Unioni o progetti di Unioni in grado di soddisfare questo requisito. Quindi, 64 Comuni, 5/6 del territorio e metà della popolazione non rappresentata in Consiglio. C’è da aggiungere che comunque le competenze e le deleghe destinate alle Province sono comunque destinate a diminuire di importanza.

In ogni caso, noi saremo l’ultimo consiglio eletto dai cittadini, i prossimi saranno frutto di un accordo politico.

– unioni e fusioni: si aggiungono alcune precisazioni e alcune logiche semplificazioni sia nella disciplina delle Unioni che di quella delle Fusioni. Vista la situazione, consiglierei e spingerei tutti i Comuni ad informarsi di corsa e a valutare di corsa se sia opportuno procedere a fusione nel più breve tempo possibile, posto che le Unioni saranno inevitabili. La popolazione media dei Comuni imperiesi si aggira sui 3200 abitanti, ma se si levano le 10 realtà più significative, si scopre come si scenda a 780 abitanti di media. La gran parte di questi comuni non avrà quindi le forze per gestire in maniera efficiente e moderna la quantità di lavoro che un’amministrazione pubblica locale deve svolgere. Non si tratta di un problema di costi, ma di efficienza, efficacia e numero di servizi. Bisogna essere capaci di andare oltre il campanilismo dal punto di vista amministrativo. Rimane il fatto che sono ampiamente fiducioso nel fatto che se Mendatica e Montegrosso andassero (o meglio tornassero) in un Comune unico, i simpatici sfottò che gli abitanti dei due paesi continuano a rivolgersi almeno dalla Guerra dei Trent’anni continueranno senza problemi, dimostrando così che la gestione amministrativa e il mantenimento delle tradizioni sono ambiti completamente diversi e distinti.

Niente giri di parole

Ieri si è svolto un incontro a Mendatica organizzato da Monesi Young sul tema “seconda seggiovia”. Relatori principali gli assessori Raineri e Porro.

 Evito di riprendere nel dettaglio tutta la storia dall’inizio, specifico solo alcune cose:

  • il progetto iniziale era di fare una seggiovia sull’Ubaghetto e non fino in cima, e ci è voluto l’intervento dell’opposizione per far migliorare decisamente il progetto.
  • sempre l’opposizione ha avuto in mille passaggi un approccio collaborativo e in altrettante occasioni abbiamo ribadito in Regione la strategicità dell’opera, e quest’approccio collaborativo è sempre stato riconosciuto in privato, mai sottolineato in pubblico o sui media (anzi sotto sotto si insinua sempre che è colpa di altri. di tutto.)
  • il progetto era a carico 1/3 fondazione CARIGE, 2/3 a carico della Regione. Per capire chi è che ci ha creduto davvero”. E non mi pare si parli di Provincia. Ora per questioni di scadenza il contributo CARIGE è a rischio.

Ho colto l’occasione per mettere due puntini sulle “i”.

  1. esiste il mito “vogliono affossare Monesi per favorire Santo Stefano d’Aveto”. Ovvio sottinteso: “la maggioranza in Regione” che vuole favorire le “zone rosse”. Questi sono i risultati delle elezioni politiche 2013, con il centrodestra al 47 % e il centrosinistra al 20 scarso. Chi ha voglia, può controllare le annate precedenti. Tutte musse quindi. Oltre i rossi, sono additati pure i “verdi”, probabilmente misteriosi esseri che si impossessano di funzionari regionali facendogli bloccare i lavori di Monesi per eccessive menate ambientalistiche. Piccolo particolare: la zona è diversa, ma altrettanto tutelata dal punto di vista ambientale (di qua Parco Alpi Liguri, di là Parco dell’Aveto). In realtà, a Santo Stefano d’Aveto sono più bravi ed efficienti, tanto che pur essendo partiti in contemporanea all’epoca del riavvio di Monesi, ad oggi hanno già operativi due seggiovie, uno skilift, un tapis roulant, innevamento artificiale e oggi stanno pensando a nuovi impianti verso l’Emilia.
  2. In CARIGE c’è un po’ di caos adesso (eufemismo). Credo che ci siano delle buone possibilità per far capire l’importanza dell’opera con la semplice forza degli argomenti e della realtà e quindi non darei per perso il contributo della Fondazione, ma se si continua contando solo sugli ordini di scuderia credo che specialmente ora si vada poco lontano. Medesimi argomenti – speriamo di no – si potranno usare anche per eventuali altre fonti di finanziamento necessarie.
  3. Ribadiamo quanto già detto: realpolitik insegna che le Province le chiuderanno in relativamente poco tempo, quindi è altamente opportuno che l’Ente venda tutti i “gioielli di famiglia” e usi – come è obbligo di legge – il ricavato in investimenti sul territorio. Tra cui Monesi, a cui servono sia impianti nuovi che strade migliori su cui possano circolare autobus GT.
  4. Dobbiamo far dimenticare passate vicende gestionali opache successe in generale in questa Provincia – anche relative a Monesi, non possiamo dimenticarci il grosso casino “Alpi Liguri srl”. Per cui, giocare a fare i primi della classe, gli incompresi o i discriminati non aiuta.
  5. Quest’opera è importante non per l’Amministrazione Provinciale, ma per tutta una vasta area che comprende tutto il Ponente ligure. Facciamoci dare una mano a sostenere l’opera dai savonesi.
  6. Io e il mio gruppo consiliare continueremo a spingere perchè Monesi si rilanci. Anche se qualcuno non ci vuole tra i piedi.

I piccoli che crescono

Negli ultimi 4-5 anni sono stati fatti enormi passi avanti in termini di idee, qualità e risultati di alcune manifestazioni ed eventi. La particolarità è che la gran parte dei passi avanti è stata fatta in alcune realtà piccole, fuori dal giro delle manifestazioni che contano. Gli esempi per fortuna sono numerosi.

A Cervo la prima edizione “vera” di INDIEisPONENTE ha mostrato che anche un piccolo borgo può ospitare un festival rock di livello e particolare. A Badalucco e più in generale in valle Argentina si moltiplicano le iniziative come “in mezzo scorre il fiume” o “ID Fest” che denotano cura, passione e buone idee. Anche a Pompeiana c’è stata una piccola rivoluzione grazie all’associazione Pompeiana Giovani che ha trasformato uno storico “lisciodromo” in un luogo aperto a tutti i generi musicali.

Territorio, innovazione, peculiarità possono riuscire a trasformare in positivo una stagione estiva che non potrà più basarsi sui grandi eventi delle cittadine rivierasche. Una scommessa che può funzionare, a patto di assumersi rischi in termini di innovazione e impegni per lavorare in rete.

Monesi: rischio impasse

A rischio il raddoppio della  seggiovia “TRE PINI” di Monesi a causa dei ritardi accumulati dalla Provincia: il PD si impegna per evitare l’impasse.
 
L’opposizione ha svolto un ruolo fondamentale nel miglioramento del progetto iniziale, suggerendo innanzitutto la soluzione dell’impianto per Cima della Valletta in luogo di quello inizialmente previsto nel vallone  dell’Ubaghetto.
 
L’importanza del progetto per il rilancio dell’area è stato poi dal gruppo fortemente sostenuta presso la Giunta Burlando, che ha deciso di impegnarvi fondi FAS sufficienti a coprire l’80 % dell’impianto. 
 
Precedentemente la Fondazione Carige aveva impegnato 1.100.000 € necessari a coprire il restante 20 %, ottenendo così la possibilità per il territorio un’importante infrastruttura senza alcun onere per gli enti locali.
 
Purtroppo i ritardi si sono accumulati e non si è ancora giunti all’approvazione del progetto, necessaria per garantire i finanziamenti.
 
Inefficienza, indecisione e isolamento politico della Giunta Sappa sono la vera causa di questa situazione paradossale, che rischia di far saltare la realizzazione di  un’opera sognata da decenni a costo zero per il territorio.
Il gruppo PD in Provincia, d’intesa con tutti i  Sindaci della valle Arroscia,  ovviamente farà tutto il possibile perchè questo non accada, provando a tappare per l’ennesima volta le falle di una maggioranza sempre più allo sbando.

Una rete per le due ruote

Per la prossima programmazione dei fondi comunitari 2014/2020 dobbiamo presentare alla Regione Liguria un’idea forte, un progetto in grado di qualificare la nostra offerta turistica e favorire il collegamento tra la costa e l’entroterra.
La pista ciclabile rappresenta sicuramente una grande opportunità per il futuro sviluppo turistico della nostra provincia perché porta con se una valenza simbolica unica, quella di “testimonial” d’eccezione per un turismo sostenibile a cui il nostro territorio deve  necessariamente  guardare.
Possiamo offrire un prodotto turistico fatto di tante “sane contaminazioni”: il mare e le Alpi, i centri costieri e i borghi medievali, i preziosi prodotti del nostro mare e le sapienti eccellenze agroalimentari, lo sport e le escursioni naturalistiche, e dobbiamo favorire l’incontro di queste ricchezze.
Entro il prossimo periodo di programmazione la pista ciclabile deve essere completata in tutto il suo sviluppo orizzontale, per collegare Ventimiglia a Cervo, e all’altezza della foce delle vallate devono partire le intersezioni ciclabili verticali che conducono ai centri storici dell’entroterra e alle stazioni ferroviarie della nuova linea a monte.
Occorre già oggi procedere alla progettazione unitaria di questa  infrastruttura, unica in grado di realizzare la tanto invocata integrazione fra costa ed entroterra e promuovere quella collaborazione virtuosa tra prodotti del territorio e turismo.
La Provincia deve svolgere il suo ruolo, che è quello di mettere assieme in un quadro unitario un progetto territoriale integrato comprendente i tratti già realizzati, quelli in progetto e i percorsi mancanti. 
Concreti passi in avanti verso questa direzione possono essere già fatti oggi: la progettazione del raddoppio della S.S 28 da Pontedassio ad Imperia deve assolutamente prevedere anche la realizzazione della pista ciclabile coassiale all’arteria viaria. Intervenendo oggi si accrescerà il valore complessivo dell’opera, che già fa parte degli interventi finanziati dalla Legge-Obbiettivo, e si investirà concretamente sullo sviluppo turistico del nostro territorio.    
Chiediamo alla Provincia di farsi parte attiva per assumere concretamente quel ruolo strategico che la legge le assegna in materia di programmazione economica e territoriale.
Come gruppo consiliare del Partito Democratico chiediamo l’urgente convocazione di una seduta monotematica del Consiglio Provinciale, per aprire un dibattito approfondito che deve saper coinvolgere tutte le istituzioni locali e tutti i portatori di interessi economici e sociali presenti sul nostro territorio e per aprire un tavolo di confronto con la Regione Liguria.

il Gruppo del PD in Provincia

Mugugni di stagione

Con i malanni di stagione, tipo la febbre da fieno, escono pure di nuovo le polemiche anti-sagre. Alla già abbastanza ampia “bibliografia” sull’argomento uscita su questo blog, aggiungo qualche piccola considerazione.

La FIPE – ConfCommercio ha inviato una lettera a tutti i comuni, diffidandoli dal concedere in buona sostanza le autorizzazioni a svolgere sagre o altro, salvo poi rifugiarsi in corner: “hanno travisato le nostre parole” si dice citando un accordo tra UNPLI e FIPE.

Per evitare di ripetere cose già dette negli anni scorsi, vado più nel dettaglio.

1- il numero sia di sagre che di “coperti” serviti durante le stesse è in costante discesa da anni, calo più che proporzionale a quello subito dagli stessi esercenti, semplicemente perchè è molto difficile ammortizzare in poche sere l’anno gli investimenti necessari ad avere tutta l’attrezzatura a norma compresi tutti i controlli. Pertanto, il problema della concorrenza sleale è in decrescita;

2- viceversa, la qualità delle stesse e il legame col territorio di molte delle poche rimaste è in costante crescita e il rilancio di molti territori e di molti prodotti passa proprio attraverso le sagre. Un esempio stupido: sono ormai decine i ristoranti che servono rostelle come piatto base, non sarebbe accaduto se le stesse non fossero diventate di pubblica conoscenza mediante le feste organizzate dalla comunità abruzzese;

3- ormai la stragrande maggioranza degli spettacoli di musica dal vivo (sia rock pop, che liscio, che dj set) vengono offerti da queste feste, anche per obiettiva carenza degli imprenditori in grado di offrire altro di diverso dal ristoro “duro e puro” e obiettivamente quindi “tamponano” una carenza nell’offerta di spettacoli obiettivamente molto grave in una provincia come questa.

4- penso sia anche un po’ “pilatesco” mettere nel mucchio tutti e 67 i Comuni della Provincia, quando i problemi effettivi sono concentrati in poche, pochissime realtà, con cui magari non è così facile prendersela per i motivi più vari.

Bus, frane e strade

Sono molto soddisfatto che un’idea nata oltre un anno fa sia stata accolta risolvendo in parte un problema: alcune corse per la Valle Argentina sono state infatti ripristinate anche grazie all‘idea mia e di Luca Napoli di mettere un capolinea alla stazione di Taggia. Qualcuno mi sta rimproverando di non averci messo troppo la bandierina sopra, io sono contento di aver fornito uno stimolo positivo.

Ho inoltre segnalato al dirigente Lauretti e all’assessore Porro un problema purtroppo grave di movimenti franosi a Mendatica, nella zona compresa tra il campo sportivo e il borgo del Piano grosso modo. Ho scattato anche diverse foto che mostrano la serietà del problema. Ci sarà spero a breve un sopralluogo dei geologi della Provincia. Spero possa nascere una collaborazione tra Comune, Provincia e Regione per dare una risposta quanto prima.

Sto preparando inoltre un’interrogazione sulla strada provinciale per Carpasio, che ha vari problemini.

Un’idea per la Valle Argentina

Assieme al mio amico e assessore tabiese Luca Napoli stiamo valutando la fattibilità e l’auspicabilità di una soluzione per una razionalizzazione delle corse relative alla Valle Argentina.

Facciamo una premessa: RT – come tutte le aziende di trasporto pubblico – viene pagata a km di servizio svolto.

Nei dintorni della valle Argentina, operano le seguenti linee.

A: Sanremo – Triora (6 corse feriali)
B: Sanremo – Castellaro (3 corse feriali)
C: Sanremo – Pompeiana (3 corse feriali)
D: Sanremo – Terzorio (2 corse feriali)
Oltre ovviamente il Sanremo – Taggia
Pensare a un capolinea per tutte le corse alla Stazione di Taggia FS porterebbe a un risparmio di km percorsi/tratta di 10 km per la linea per Triora, 6.5 km per le altre 3. Il totale dei km risparmiati al giorno sarebbe di 110 km, da moltiplicare ovviamente per 2 (andata/ritorno).
Questo risparmio consentirebbe di riutilizzare i km “avanzati” e quindi di aggiungere una corsa in più per ogni linea e di recuperare i km necessari per aggiungere 5-6 corse ulteriori sulla Sanremo – Taggia. Nell’orario attuale non ci sono praticamente più corse dalle ore 21 ed è una situazione inaccettabile per molte categorie di lavoratori.
E’ possibile quindi mantenere praticamente il medesimo servizio (anzi, migliorarlo!) a patto di avere gli spazi per creare un’autostazione presso la Stazione FS nuova e a patto di avere orari creati perchè ci siano le coincidenze presso la medesima.
Ovviamente questi sono solo “conti della serva”, da verificare, ricontrollare, etc. Si tratta ovviamente di una proposta, migliorabile, emendabile, cassabile, e tanti altri …abile che è inutile elencare ora. Sarebbe anche una sorta di ritorno alle origini, visto che una volta le corse per la Valle Argentina facevano effettivamente capolinea a Taggia.
Questo perchè, oltre a protestare, bisogna saper fare anche delle proposte e “testarle”, anche su internet.

Tagli e toppe

Abbiamo già detto e scritto – per tempo – che i tagli al servizio RT ci preoccupavano moltissimo. Ora che il nuovo orario si sta applicando, in tanti scoprono quello che avevamo già preannunciato in Commissione e in Consiglio: ovvero che tagliare le corse al mattino presto e la sera tardi penalizza particolarmente tutta una serie di pendolari (specie dipendenti della sanità e del turismo).

Rimane aperta la questione del trasporto per l’entroterra – inclusa la questione di un abbonamento penalizzante gli abitanti dei paesi: una cosa è pagare quasi 50 € al mese se sotto casa mi passano durante il giorno 6-7 corriere l’ora, un’altra è se me ne passano due al giorno e solo i feriali.

Scopro ora che si sta organizzando un’iniziativa a metà tra il carsharing e l’autostop chiamata Pezzoo. Io di norma preferisco quando un servizio pubblico è gestito dal pubblico, ma penso che vista la situazione può essere un’iniziativa da approfondire e se prende piede una bella toppa ai troppi tagli fatti..

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: