E’ per me un grande onore essere qui a tenere quest’orazione per commemorare i caduti partigiani di Poggio di Sanremo e vorrei ringraziare i compagni dell’ANPI di Sanremo che mi hanno concesso questo onore.
Oggi vorrei parlare di quello che significa oggi per me essere antifascista.
Essere antifascista oggi vuol dire evitare di ripetere gli errori del passato, direttamente responsabili della nascita e della presa del potere di un pericoloso regime di cui ancora oggi come italiani ci dobbiamo vergognare.
A inizio anni ’20, l’Italia si trovava in una grave crisi economica e sociale, i giovani migliori erano costretti all’emigrazione in altri paesi. Le Istituzioni non erano in grado di dare risposte convincenti a milioni di persone in grave difficoltà oltre che confuse e senza guida, e lo scarso prestigio internazionale che aveva il nostro Paese aveva messo nell’angolo l’Italia al cospetto degli interessi delle grande potenze.
C’era una risposta possibile e positiva, e doveva arrivare dalla politica: le forze progressiste, democratiche e liberali avrebbero potuto trovare risposte da dare a un Paese confuso, non necessariamente per mettere assieme il diavolo e l’acquasanta, ma per fissare assieme alcuni obiettivi, come diritti sociali e civili per tutti, libertà d’espressione e un impegno condiviso, anche nella diversità dei ruoli di ognuno, per far ripartire il Paese e costruire assieme davvero l’Italia.
A quella classe politica, cui pure non difettavano grandi personalità, è mancata la capacità di sapersi fare interprete della disperazione, della confusione e della voglia di sperare degli italiani. Parte di essa rinunciò a contrastarla efficacemente, perchè la situazione concedeva vantaggi momentanei e nessuno pensava che quel movimento oggettivamente fuori dagli schemi potesse essere un serio problema.
Sono moltissime le analogie con la situazione odierna, in cui la mancanza di consapevolezza della disperazione rischia di porre le basi per un nuovo e diverso regime, che può nascere in Italia. La demolizione delle Istituzioni di riferimento è già iniziata: magistratura, Costituzione, Parlamento, Presidente della Repubblica, una volta garanzia di democrazia e modernità, sono oggi costantemente attaccate. Anche la più grande casa di pace che siamo riusciti a costruire assieme, mettendo assieme ex nemici secolari, l’Europa, è attaccata nella sua elefantiaca debolezza.
Dobbiamo quindi presidiare democraticamente queste Istituzioni, facendoci attori vivi e partecipi del necessario adeguamento ai tempi delle Istituzioni e contemporaneamente orgogliosi garanti dello spirito costituzionale.
Questo nostro ruolo, molto alto e responsabile, non deve però essere semplicemente un atto di consapevolezza personale, ma deve essere invece una vera e propria battaglia culturale e politica, giocata su tutti i campi. Si deve avere in particolare la forza e la capacità di saperla condurre nella parte più fragile e insicura della società e in particolare tra i giovani.
Questo significa per me oggi essere antifascisti e questo per me significa proseguire oggi la giusta guerra per cui gli eroi partigiani di Poggio e di mille altri luoghi di resistenza hanno sacrificato le loro vite.

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