Piccole cose sul sì e sul no
25 novembre 2016 Lascia un commento
Come già detto, voto sì. Alcuni “spunti” che valgono sia per il sì che per il no per ragionarne assieme, cercando di andare oltre la demagogia e al quantitativo di musse (ndt “esagerazioni”) che entrambi i fronti han messo in campo.
Tanti voteranno sul Renzi sì – Renzi no, invece che sul testo della Riforma proposta. Il maggior responsabile di questo misunderstanding generalizzato è il succitato Presidente del Consiglio. Ciò non di meno, la domanda è un’altra, ovvero se si vuole o meno la Riforma proposta. Molti usano toni tragici sulla vicenda, a me sembra che comunque vada non diventiamo né la Svezia né lo Swaziland – le modifiche riguardano di fatto solo parte del procedimento legislativo, lasciando intatti ruoli e funzioni della stragrande maggioranza degli Organi Costituzionali. Ci saranno conseguenze politiche ed economiche sul voto? Sicuramente, ma la cosa più seria e giusta resta rispondere al quesito in base a ciò che si pensa.
L’introduzione di un Senato Territoriale fa parte dei programmi del Centrosinistra da fine anni ’80 ed era parte integrante dei programmi elettorali e dei congressi politici dal 1996 in poi. Di fatto, è una proposta approvata anche dal centrodestra, che storicamente però vorrebbe cambiare anche la forma di Governo da Parlamentare a (Semi)Presidenziale, cosa che non viene però fatta. Parte della sinistra vorrebbe tenere la Costituzione così com’è. M5S non ha una posizione chiara su ciò che vuol fare.
1- Costi
Messi tutti assieme, qualsiasi tipo di calcolo di tagli al costo delle istituzioni repubblicane non è in grado di migliorare sensibilmente le condizioni macroeconomiche del nostro Paese, perché bene che vada si calcola nelle ipotesi più estreme (tutte da dimostrare) di meno dell’uno per diecimila del Bilancio Generale dello Stato. Sono ligure e so bene il detto “Tutt’u fa – dixeva chelu c’u pisciava in t’u mà” (ndt “ogni cosa contribuisce – sosteneva chi orinava verso il mare”). C’è dunque una questione equità – importante – ma il vero tema dovrebbe essere la qualità della politica e delle Istituzioni, prima che il loro costo. E questo vale sia per i sostenitori del Sì che del No.
2- Enti locali
Le Province vengono abolite definitivamente. Dico la mia: è un errore, equivalente a dar fuoco al computer se non riesci a far girare bene Excel. Ma questa è un’idea che coltivo in estrema minoranza, ché qui tutti sognano le Province sul patibolo.
3- Senato
Il sistema attuale prevede sostanzialmente una parte della Costituzione inattuata – il Senato “eletto a base regionale” è sostanzialmente eletto come la Camera, per 14 regioni su 20 le circoscrizioni elettorali coincidono con le Regioni stesse, nelle altre 6 la circoscrizione regionale per il Senato è semplicemente divisa in due o tre circoscrizioni per la Camera. Di fatto, è difficile che oggi come oggi si vada a votare in maniera significativamente diversa alla Camera e al Senato. Di fatto quindi, le due Camere sono un doppione.
Il prossimo Senato prevede compiti diminuiti, molto meno politici – di fatto importanti solo in poche materie ordinamentali -, una composizione di 74 consiglieri regionali e 21 sindaci scelti dalle Regioni e 5 senatori (non a vita come oggi) scelti dal Presidente della Repubblica. In Francia, Germania, Austria, Olanda, Irlanda, Slovenia il Senato è composto da rappresentanti scelti da altri Enti. A riforma approvata, potranno essere presentate e approvate leggi perché tali rappresentanti vengano scelti dai cittadini. Esistono già bozze in tal senso, ma non possono essere presentate perché fino a riforma istituzionale approvata sarebbero incostituzionali.
Come ho già scritto (anche se è brutto autocitarsi), fare il Senatore nel prossimo Senato non è la “pacchia” di oggi e quindi non credo allo scenario “fanno così perché così poi se li scelgono loro tra i loro amici”: “loro” se li scelgono già oggi, in numero maggiore e con meno vincoli. Quindi, liberi tutti di dire che il nuovo Senato non piace, ciò non di meno NON è fatto su esigenze “particolari”.
4- CNEL
Non è mai servito a niente, sono trent’anni che si dice unanimemente di eliminarlo e di chiuderlo, esclusi parenti e amici dei consiglieri e dipendenti non riesco umanamente a capire chi ancora fa distinguo.
5- Unione Europea
Unica questione nel testo: ovunque fosse scritto “ordinamento comunitario” in Costituzione è stato sostituito con “ordinamento dell’Unione Europea”. Giuridicamente è equivalente, è solo più preciso dal momento che le Comunità Europee sono diventate l’Unione Europea. Dunque, qualsiasi polemica su questo punto è causata dall’ignoranza o dalla malafede.
6- Deriva autoritaria
Brunetta e il M5S rivendicano entrambi di aver coniato questo termine e normalmente quando questi concordano c’è qualcosa che non va. Io non vedo termini che la rendano più plausibile rispetto al sistema attuale e non è nemmeno citata come rischio nei documenti firmati dai Costituzionalisti per il No. Inoltre, credo che bisogna essere conseguenti con quello che si dichiara: l’immunità parlamentare serve proprio per tutelare l’opposizione, dove non esiste, è molto facile per il partito di Governo arrestare gli oppositori politici e gli “alleati scomodi” come sta facendo Erdogan in Turchia o Putin in Russia – è uno dei famosi “costi della democrazia”. Nell’Italia democratica suona più come un privilegio, ma non capisco come possano gli stessi che paventano un rischio dittatura opporsi contemporaneamente all’utilizzo di questa forma di tutela per l’opposizione.
La mia idea è che tanti sostenitori del No si siano fatti prendere la mano senza sostanziali ragioni e si corre il rischio che a evocare alcuni mostri (dittatura) ne compaiano altri (spaccature sociali insanabili e ciò che ne consegue).
7- Competenze Stato – Regioni
Viene risolto in larga parte il caos creato con la Riforma del 2001 e la sciagurata invenzione della Legislazione Concorrente tra Stato e Regioni, che ha ingolfato la Corte Costituzionale di ricorsi tra Stato e Regioni per il 50 % del suo tempo. La divisione delle competenze in qualche caso non mi piace – o meglio, penso che porterà a problemi in una fase iniziale in cui le normative su alcuni campi sono molto diverse tra Regione e Regione. Di certo, diminuiranno i ricorsi alla Corte Costituzionale.
8- L’articolo 70 è lungo
Pare che le 441 parole con cui si norma il processo legislativo differenziato per temi tra Camera e Senato siano troppe. La Costituzione Belga (sostanzialmente paragonabile sul tema) le norma in 733, divise in 7 articoli. Se andiamo poi a vedere la suddivisione… No, ma sul serio, vi sembra un’obiezione che un articolo è troppo lungo? 🙂
9- Quello che non si è fatto
Manca un ridimensionamento delle funzioni delle Regioni a Statuto Speciale, l’introduzione della possibilità per il Presidente del Consiglio di far dimettere un Ministro e la precisazione che l’inno nazionale è “Fratelli d’Italia” di Mameli – Novaro. Se ne ricorderanno al prossimo giro speriamo. Resta il fatto che si vota su quel che c’è, non su quel che non c’è, che se no è come chiedere sushi in pizzeria.
10- Referendum e proposte di legge popolare
L’Italia è storicamente un paese che ricorre molto al referendum, o almeno molto più della maggioranza dei paesi europei. Ci sono alcune novità:
– referendum abrogativo: rimane la procedura attuale, proponibile con 500.000 firme, valido con quorum 50 % degli elettori, con l’aggiunta che se vengono presentate 800.000 firme il quorum è il 50 % dei votanti alle ultime elezioni politiche – attualmente quindi il 38 %.
– referendum propositivo e consultivo: viene introdotta la possibilità di svolgerli. Da normare in seguito, ma sono concrete possibilità prima inesistenti.
– proposte di legge popolari: aumentano le firme necessarie per poterle presentare 50.000 a 150.000 e viene introdotto l’obbligo per la camera di discuterle. A oggi, per sapere di cosa si parla su 260 proposte presentate, approvate solo 3, e negli ultimi anni le proposte sono arrivate con centinaia di migliaia di firme (cus’u l’è u prugressu).
C’è qualcuno che sostiene che tutto questo sia una diminuzione complessiva delle possibilità che da la democrazia diretta. Credo si possa sostenere ciò solo per serio analfabetismo funzionale o malafede.
Coraggio, ci siamo quasi. Che comunque, le stesse domande ce le poniamo più o meno dal 1993.