Di getto di ritorno da Reggio
7 luglio 2013 2 commenti
La via seguita (…) attenuando i propositi rinnovatori in un sostanziale conservatorismo, m’è apparsa come la rinuncia ad una grande occasione storica (Italo Calvino, lettera all’Unità del 7 agosto 1957)
Nel Congresso dei destini incrociati si incontrano strani e curiosi personaggi. C’è il Barone Rampante, sempre a rischio di allontanarsi troppo da dov’è partito. C’è il Visconte Dimezzato, in perenne lotta con l’altra faccia di se stesso. C’è il Cavaliere Inesistente, che in realtà esiste eccome, ma bisogna far finta di no. E invece.
Nel Congresso dei destini incrociati bisognerebbe parlare di tante città invisibili dove le cose non sono andate come ci si aspettava, e qualche volta è andata bene e qualche volta proprio no. Bisognerebbe parlare della giornata di uno scutatore alle ultime elezioni, che ovunque in Italia quello scrutatore si aspettava qualcosa. Che invece. Bisognerebbe chiederselo, se una notte d’inverno un elettore avesse qualcosa da dire e trovare luoghi in cui possa farlo, magari imparando anche qualcosa da qualche lezione americana.
Non credo ci sia più bisogno di attenuare, abbiamo attenuato anche troppo. Non possiamo più perdere occasioni storiche, non possiamo più perdere coraggio, non possiamo più perdere persone di valore. Altrimenti non possiamo che perdere.
Vero. Il problema è che bisogna capire anche dove andare, oltre a capire che cosa non dobbiamo più fare.
Intanto evitiamo di dire che va bene quando bene non va